Guest guest Posted March 1, 2001 Report Share Posted March 1, 2001 I was interested in a detailed article on the history of Gaudiya Vaisnavism right from Madhavendra Puri onwards to this present day with all the dates, years and the regions involved. I found this relevant article attached below at: http://www.isvara.it/biblio/Books_Libri/Itihasa/Itihasa_28_kaliyuga3.html but I cannot read it. Is it there in English? Your servant, Nayana-ranjana das ITIHASA torna all'indice Il Manvantara di Vaivasvata: 28° Kali-yuga terza parte Seconda parte del 1500 e inizio 1600 Il Movimento Gaudiya Nel sedicesimo secolo molte erano state le deviazioni e le contaminazioni religiose e filosofiche. In mezzo a tanta confusioni era stata la luna dorata di Caitanya Mahaprabhu a riportare in vita la pura devozione per Radha-Krishna. I sei Gosvami (insieme ad altri grandi bhakta) avevano codificato la filosofia Gaudiya Vaishnava, scrivendo numerosi libri e dandole dignità scientifica. Con la scomparsa dei grandi Acarya contemporanei del Mahaprabhu il movimento Gaudiya non si è affatto dissolto, ma ha continuato grazie alle generazioni successive. Vi daremo ora qualche informazione sulle vite e sulle attività sulla seconda generazione di Gaudiya Vaishnava. Particolarmente importanti furono Srinivasa Acarya, Narottama Dasa Thakura e Syamananda Pandita, che ebbero un’importanza fondamentale nella storia Gaudiya: infatti furono in prima persona responsabili della sua diffusione in tutta l’India (400) . I testi che ci parlano di loro sono il Bhakti-ratnakara (scritto alla fine del 700 da Narahari Cakravarti, discepolo di Vishvanatha Cakravarti), il Narottam Vilas (anche questo scritto da Narahari Cakravarti), il Prema-vilas (di Nityananda Dasa, discepolo di Jahnavadevi), il Karnananda (di Yadunandana Thakura, discepolo di Hemalata Thakurani), l’Anuraga-balli (scritto verso il 1697 da Manohara Dasa, discepolo di Ramsharana Chattaraja, a sua volta alunno di Srinivasa stesso), lo Syamananda Prakasa, (di Krishna Caran Dasa, del quale non si hanno notizie precise se non che fosse discepolo di Radha-Mohana Dasa e confratello di Baladeva Vidyabhushana). Srinivasa Acarya Fu discepolo di Gopala Bhatta e di Jiva Gosvami. Fu lui a guidare il primo gruppo di distributori di libri, convertì il re Birhambir e partecipò al primo festival del Gaura-Purnima che si tenne a Kheturi, che fu organizzato da Narottama Dasa Thakura. Il padre Gangadhara e la moglie Lakshmipriya vivevano nel piccolo villaggio di Chakhandi (sulla riva occidentale del Gange). La loro non era una vita felice, volevano dei figli che non riuscivano ad avere. Nel 1510 Gangadhara andò a trovare Sri Caitanya nel giorno in cui stava prendendo sannyasa. A Katwa (che si trova a circa sette miglia da Chakhandi) vide il Signore mentre Madhu Sheel (il barbiere) gli stava tagliando i capelli. Lì vide anche i compagni più stretti di Sri Caitanya, Nityananda, Candrasekhara, Mukunda e altri. Gangadhara cadde in estasi e cominciò a ripetere “Krishna Caitanya! Caitanya! Caitanya!” Quando tornò al villaggio, i suoi amici gli diedero il soprannome di Caitanya Dasa per la frequenza con cui ripeteva il santo nome. In seguito questi, accompagnato dalla moglie, andò a trovare il Signore a Puri, il quale predisse loro la nascita di un figlio e chiese che lo chiamassero Srinivasa. La data più probabile della nascita del grande predicatore è il 1517 (401). Durante la sua infanzia, Srinivasa fu un grande erudito. Conobbe Narahari Sarakara, un intimo associato di Caitanya, che viveva nella vicina Srikhanda e che Srinivasa accettò come siksa guru. In quei giorni Caitanya Dasa morì. Narahari Sarakara consigliò a Srinivasa di prendersi cura della madre, che nel frattempo era andata ad abitare nella casa paterna di Jajigram. Ma allo stesso tempo insisteva che andasse in visita a Puri per incontrare Sri Caitanya. Un giorno decise di partire e fu durante il viaggio che venne a sapere della scomparsa di Sri Caitanya da questo mondo. Era il 1534. Resistendo alla tentazione di suicidarsi, continuò il viaggio e giunse a Puri, con l’intenzione di prendere rifugio in Gadadhara Pandita. Questi, che era stato amico d’infanzia del Mahaprabhu, lo informò che Sri Caitanya gli aveva predetto dell’arrivo di Srinivasa e che il suo compito (di Gadadhara) era di insegnargli il Bhagavatam. Ma la copia del libro che Sri Caitanya aveva dato a Gadadhara Pandita in custodia si era rovinato ed era illeggibile, per cui Srinivasa fu mandato in Bengala a procurare un’altra copia. Quando arrivò in Bengala da Narahari Sarakara, venne a sapere che anche Gadadhara Pandita era dipartito. Non si sa molto di cosa fece Srinivasa in quel doloroso periodo. Quando Jahnava Devi andò a Vrindavana, Rupa Gosvami le chiese che al suo ritorno in Bengala mandasse Srinivasa a Vrindavana perché approfondisse gli studi. Il giovane Srinivasa accettò l’istruzione e partì. Durante il viaggio si fermò a visitare i luoghi dei passatempi del Signore a Navadvipa. Incontrò grandi devoti, e anche Jahnava Devi stessa e Virabhadra. Quel viaggio fu più lungo del previsto. Quando giunse a Vrindavana (402) , Sri Rupa aveva da poco abbandonato questo mondo. Srinivasa accettò l’iniziazione formale da Gopala Bhatta Gosvami e, su consiglio di quest’ultimo, andò a studiare sotto la guida di Jiva Gosvami. Con Srinivasa c’erano anche Narottama (che viveva già a Vrindavana da almeno un anno) e Duhkhi Krishnadas (meglio conosciuto come Syamananda). Raghava Pandit insegnò loro la geografia di Vrindavana. Un giorno, dal Bengala, Jahnava Devi fece chiedere a Sri Jiva di far loro pervenire i libri dei Gosvami, cosicché potessero essere copiati e resi pubblici per il beneficio di tutti. Così Jiva scelse i suoi studenti migliori per svolgere quel compito delicatissimo. Dopo mesi di viaggio, i tre giunsero in Bengala, in un piccolo villaggio chiamato Gopalpur, al confine col regno Malla di Vana Vishnupur. Qui i preziosi libri furono rubati dal re Birhambir (403), il quale aveva saputo da un astrologo che i Vaishnava pellegrini possedevano un tesoro dal valore inestimabile. Srinivasa riuscì a recuperare i libri e anzi a convertire il raja al Vaishnavismo Gaudiya. L’Acarya avrebbe passato molti anni a predicare in quella regione, con l’appoggio di Birhambir. Tra i tanti discepoli di Srinivasa (il Prema-vilasa ne nomina solo diciassette), il più importante fu probabilmente Ramacandra. Storicamente rilevante fu anche sua figlia (avuta dalla prima moglie, Isvari) e discepola, di nome Hemalata Thakurani. Uno dei testi più autorevoli sulla vita di Srinivasa è stato scritto da Yadunandan, discepolo di Hemalata Thakurani. In seguito Srinivasa, accompagnato da Ramacandra, sarebbe tornato a Vrindavana per riprendere gli studi. Narottama Dasa Thakura (nascita 1534 circa) La sua nascita era stata predetta da Sri Caitanya, il quale disse che Nityananda Prabhu avrebbe condotto al Padma un devoto di nome Narottama e che, quando questi fosse entrato nel fiume, avrebbe ricevuto l’amore divino. Narottama Dasa nacque probabilmente nello stesso anno della scomparsa del Mahaprabhu. Il luogo della nascita fu Kheturi, nel Bangla Desh. Suo padre era il re Krishnananda Datta e sua madre si chiamava Narayani Devi. Fin dai primi anni della sua vita mostrò sintomi di grande attrazione per la bhakti. Dopo aver sognato Nityananda Prabhu, un giorno Narottama Dasa andò al fiume Padma e lì, come era stato predetto, fu pervaso da straripanti emozioni di amore spirituale. Da quel giorno il giovane cambiò: era sempre immerso in estasi e nulla di mondano sembrò più interessarlo. Quando manifestò l’intenzione di andar via di casa, i preoccupati genitori glielo impedirono. Un giorno riuscì a eludere la sorveglianza delle guardie e a fuggire in direzione di Vrindavana. Lì, nel luogo sacro delle attività di Sri Krishna, Narottama Dasa prese iniziazione da Lokanatha Gosvami, il quale lo mandò da Sri Jiva per uno studio approfondito delle scritture. In quel periodo divenne amico intimo di Srinivasa e di Syamananda. Quando le scritture dei Gosvami furono rubate dal re Birambir, Srinivasa chiese ai due amici di andare a Kheturi, dove Narottama Dasa decise di rimanere per predicare, mentre Syamananda scelse l’Orissa come campo di diffusione della coscienza di Krishna. Il Prema Vilas ci dà una lista di 123 nomi dei suoi discepoli, ma è certo che ne ebbe molti di più. Dopo essere tornato da un lungo pellegrinaggio a Navadvipa, Lokanath Gosvami apparve in sogno al discepolo e gli disse di iniziare l’adorazione delle divinità. Narottama Dasa, come giorno per l’installazione delle Divinità, scelse il quello della ricorrenza dell’apparizione di Sri Caitanya in questo mondo; da allora, il giorno santo conosciuto come Gaura-Purnima viene onorato da tutti i Gaudiya Vaishnava. Al primo Gaura-Purnima parteciparono tutti i più grandi devoti dell’epoca, compreso quelli che avevano partecipato personalmente alle attività di Sri Caitanya. Narottama Dasa scrisse molto, specialmente canti e poesie. La raccolta più famosa è il Prarthana, ancora oggi onorata da tutti i Vaishnava. Per quanto riguarda la data della sua scomparsa, si sa che sopravvisse a Jiva Gosvami, il quale lasciò il mondo a cavallo della fine del 500 e l’inizio del 600. Syamananda Pandita (1535 circa) Krishna Mandal e sua moglie Durika Dasi soffrirono la perdita dei loro figli, che morivano uno dopo l’altro subito dopo la nascita. Quando finalmente uno di loro sopravvisse, fu chiamato Dukhi, colui che è nato nella sofferenza. Questi mostrò subito una vivace intelligenza e una spiccata tendenza alla religione e alla filosofia. Scelse personalmente il suo guru, nella persona di Hridaya Caitanya, un discepolo di Gauridas Pandita e associato intimo di Sri Caitanya. Da lui imparò le basi del Vaishnavismo. Dopo qualche tempo chiese al maestro il permesso di partire per un viaggio, e fu al suo ritorno che Hridaya Caitanya disse al discepolo di recarsi a Vrindavana per un corso di studio più approfondito tenuto dal celebre sapiente Jiva Gosvami. La prima cosa che fece al suo arrivo fu di andare a trovare Raghunath Dasa e Krishnadasa Kaviraja, che al tempo vivevano al Radhakunda, che lo accolsero con calore fraterno. Poi si pose sotto la guida dell’Acarya (Sri Jiva) e incrementò la sua già considerevole erudizione. La storia di come il suo nome fu cambiato da Duhkhi Krishnadasa a Syamananda è una storia a parte (404). In Orissa, Syamananda divenne un grande e importante predicatore e maestro spirituale. Lo sbandamento che segue la scomparsa di una figura di riferimento come era stato Sri Caitanya aveva fatto sì che lo standard spirituale dei Vaishnava in Orissa fosse diretto al decadimento, anche perché molti devoti avevano ritenuto che il progetto di Vrindavana fosse più importante di qualsiasi altro e vi si erano trasferiti. In Orissa erano comunque rimasti devoti di una certa importanza, come Gopal Guru Gosvami, Dhyanacandra e altri, e anche nel vicino Bengala vivevano e operavano grandi predicatori e personaggi realizzati come Srimati Jahnava e Viracandra. Ma è tuttavia vero che Syamananda ricoprì un ruolo determinante nella storia del Vaishnavismo Gaudiya in Orissa. Non si deve neanche trascurare l’azione del Raj Man Singh, uno dei generali di Akbar e discepolo di Rupa Gosvami (405) , in particolar modo nella difesa del Tempio di Jagannatha dal fanatismo musulmano. Man Singh liberò l’Orissa dall’oppressione dei Pathan, i figli di Kutlu Khan (406) . Fu in quel periodo, poco dopo il 1590, che Syamananda giunse a Puri. In uno dei suoi viaggi di visita a Vrindavana stabilì un tempio conosciuto come Syamasundar-kunja, che in seguito sarebbe stato guidato dal famoso Baladeva Vidyabhushana. Delle attività di predica di Syamananda si raccontano cose straordinarie. Il suo discepolo più importante fu Rasikananda (407) . Tra le sue opere si ricordano il Govinda-Mangal, l’Advaita-Tattva, il Vrindavana Parikrama, l’Upasana Sara, e l’Aprakasita Padaratnavali. Il discepolo Rasikananda scrisse lo Syamananda Shatakam, un poema che narra le gesta del maestro. Morì verso la metà del 1600. Rasikananda stabilì i dodici festival Vaishnava più importanti, giorni che ancora oggi vengono regolarmente onorati (408). 1658-1707 Aurangzeb Abbiamo appena visto come Aurangzeb (1658-1707) abbia conquistato il trono imperiale. Questi era un rigido maomettano, così bigotto e privo di scrupoli che dissacrò e distrusse tutti i templi hindu che incontrò, fra cui il Tempio di Madana Mohana a Vrindavana, costruito da Sanatana Gosvami, il più antico fra tutti. Sappiamo anche che devastò il tempio di Bindu Madhava a Varanasi, al posto del quale costruì una grande moschea. Fra i luoghi di culto importanti profanati da Aurangzeb, figura anche il tempio di Kesavaji. Srila Prabhupada ebbe modo di dire che, secondo il suo parere, questi non odiava gli hindu: era solo un fanatico maomettano che non sopportava idee religiose diverse dalla sua. Questa tesi del Maestro è suffragata dal fatto che, in certi momenti della sua reggenza, fece sontuosi regali e dette contribuzioni ai templi di Vrindavana. Inoltre aveva come ministri alcuni hindu, come Maharaja Jayasingha. Certamente non si può dire che fosse favorevole al pluralismo religioso. Per indurre il popolo a diventare musulmano, inaugurò una tassa (jizya) che dovevano pagare solo gli hindu, per cui molti fra i più poveri furono costretti a convertirsi. In questo modo la popolazione che professava l’Islam incrementò. Ma questa politica fu la sua rovina (409) : poco a poco i vecchi alleati di suo padre e di suo nonno, infastiditi da tanta crudeltà, finirono per abbandonarlo e anzi per tramare contro di lui. In modo particolare i nobili Rajputi, profondamente indignati dalla sua tirannia. I Sikh A Ramdas, terzo nella discendenza di maestri sikh successivi a Guru Nanak (quest’ultimo morto nel 1538), Akbar aveva donato un terreno ad Amritsar, dotato di un grande lago, dove in futuro sarebbe sorto il celebre “Tempio d’Oro”. Il quinto Guru, Arjan Mal (1581-1606) compose il libro sacro dei Sikh, l’Adi-Grantha, composto da insegnamenti dei suoi predecessori e di poemi scritti da vari santi hindu e musulmani. In quell’epoca i Sikh guadagnarono grande influenza e ricchezza. Vedendolo come un potenziale nemico politico, l’imperatore moghul Jahangir lo condannò a morte. Fu un errore di vasta portata, in quanto l’intera comunità Sikh giurò vendetta ai Moghul. Quando il figlio di Arjan Mal fu liberato dalla prigionia, cominciò a organizzare i propri seguaci su basi militari e iniziarono un’opera di terrorismo. Generazione dopo generazioni, i Sikh combatterono i Moghul fino alla dissoluzione dell’impero. In quel periodo tra le due etnie religiose, hindu e musulmani, serpeggiava una certa rivalità. Di certo la religione era solo un pretesto e fu strumentalizzata per questioni politiche. Di questo seme di discordia ne avrebbero approfittato gli inglesi. dal 1500 Gli Europei In India: I Portoghesi La via del mare era sempre stata una delle strade più sicure per giungere a destinazione, specialmente in posti come l’India, nei periodi in cui l’impero turco esercitava un’influenza sempre maggiore. Nel 1498 Vasco de Gama scoprì la nuova strada, quella che costeggia l’Africa, per giungere nella nazioni di cui si raccontavano cose favolose. Fra gli europei, i Portoghesi furono i primi ad arrivare in India. A Calicut, in Kerala, Vasco de Gama fu ricevuto senza inimicizia (410). Col tempo, però, invece di limitarsi ad arricchirsi con il commercio, il governo portoghese cercò di stabilire colonie e nel 1500, forte di una grande flotta, cercò di controllare il traffico marittimo lungo tutta la costa occidentale. Nel 1503 Alfonso de Albuquerque, che il re del Portogallo aveva nominato governatore, arrivò in India a capo di un piccolo esercito di soldati e nel 1510 si impadronì di Goa. Fanatico cristiano, si affrettò a imporre con la forza la sua religione ai locali, mettendo a morte chiunque rifiutasse di convertirsi. Nel 1515 Alfonso de Albuquerque morì, ma era riuscito ad assicurare il controllo portoghese sui mari della costa occidentale. I suoi successori tentarono di espandere i territori portoghese ma si scontrarono con forti resistenze locali. Alla fine dovettero accontentarsi di Goa e di qualche altro piccolo territorio. 1600 - 1759 Gli olandesi Arrivati in India dopo il 1600, anche gli olandesi inizialmente sembravano interessati solo al commercio. Modificando col tempo i loro progetti, riuscirono a strappare ai portoghesi molte città, ma la presenza olandese in India non divenne mai significativa. Dal 1759 in poi, il governo olandese abbandonò ogni mira espansionistica in India in favore dei britannici. Seconda parte del 1600 - il 1700 I Gaudiya Vaishnava La terza generazione di Vaishnava dell’epoca Gaudiya vede grandi e importanti personaggi, come Vishvanatha Cakravarti e Baladeva Vidyabhushana. Per riassumere, la Gaudiya Parampara può essere letta come segue: Sri Caitanya iniziò Rupa, il quale fu il guru di Jiva Gosvami, vissuto fino agli inizi del 600. L’Acarya successivo è considerato Krishnadasa Kaviraja, il quale fu seguito da Raghunatha Dasa Gosvami. L’Acarya successivo potrebbe essere considerato Narottama Dasa Thakura (seconda parte del 500 inizio 600), il quale accetta l’iniziazione formale da Lokanatha Gosvami e siksha (411) da Jiva Gosvami. Narottama Dasa inizia Sri Yuta Krishna Carana Cakravarti, il quale è il guru di Radha Ramana Cakravarti, il quale a sua volta connette Vishvanatha Cakravarti alla Gaudiya Sampradaya. Vishvanatha Cakravarti Thakura La data più accreditata della sua nascita è il 1638. Divenuto indifferente alle cose del mondo, Sri Vishvanatha andò a vivere al Radha-kunda. Profondamente stimato da tutta la comunità Vaishnava, venne considerato un’incarnazione di Rupa Gosvami. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati disse che “Vishvanatha Cakravarti Thakura fu il protettore, guardiano e Acarya durante il periodo medio (1600-1700) dello sviluppo storico del Vaishnavismo Gaudiya (412) ”. Tra i suoi numerosi lavori (si dice che scrisse almeno 40 libri in lingua sanscrita) ricordiamo lo Sri Krishna Bhavanamrita e il Madhurya Kadambini. Non è un caso che Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati abbia chiamato Vishvanatha Cakravarti “protettore e guardiano” del Vaishnavismo Gaudiya. Verso la fine del 600 sorse un problema che poteva danneggiare gravemente l’intera comunità Gaudiya. I Tattvavadi (discendenti di Madhva) e i Ramanandi (discendenti di Ramanuja da qualcuno considerati eretici) cercarono di delegittimare i Gaudiya, i primi affermando che in realtà i Gaudiya non appartenevano affatto alla Madhva Sampradaya (413) , i secondi che la loro non era una scuola seria ed accettabile perché non vantavano un commento al Vedanta-sutra. Sulla prima accusa i Gaudiya si divisero nella strategia della risposta: alcuni dissero che Sri Caitanya, essendo un avatara di Krishna, poteva iniziare una nuova sampradaya in qualsiasi momento volesse ed era proprio quello che intendeva fare, mentre altri sostenevano che il Mahaprabhu aveva desiderato far parte della Madhva-sampradaya. A difesa della seconda tesi si ersero Vishvanath Cakravarti e Baladeva Vidyabhushana. Per quanto riguarda invece il problema del Vedanta-sutra, - come vedremo nel paragrafo successivo - questo fu risolto dal Vidyabhushana. Baladeva Vidyabhushana Questi nacque nella seconda metà del 600 vicino Remuna, in Orissa. Ricco di una forte tendenza alla filosofia evidente fin dai primi giorni di vita, dopo un attento studio prese iniziazione nella Tattvavada-sampradaya. Divenne uno dei più celebri filosofi dell’India. A Jagannath Puri fu convertito al Vaishnavismo Gaudiya da Radha Ramana Cakravarti, da cui fu reiniziato. A Vrindavana studiò lo Srimad-Bhagavatam sotto la guida di Vishvanatha Cakravarti, dal quale nel 1706 fu mandato a Galta (vicino Jaipur, nel Rajasthan) per difendere la credibilità Gaudiya dai velenosi e ingiustificati attacchi dei Ramanandi e dei Tattvavadi. In quei giorni Baladeva scrisse il Govinda-bhashya, l’unico commento Gaudiya sul Vedanta-sutra. In tutto scrisse almeno ventiquattro libri. Cont'd... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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