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History of Gaudiya Vaisnavism

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I was interested in a detailed article on the history of Gaudiya Vaisnavism

right from Madhavendra Puri onwards to this present day with all the dates,

years and the regions involved.

 

I found this relevant article attached below at:

 

http://www.isvara.it/biblio/Books_Libri/Itihasa/Itihasa_28_kaliyuga3.html

 

but I cannot read it. Is it there in English?

 

Your servant,

Nayana-ranjana das

 

ITIHASA torna all'indice

 

Il Manvantara di Vaivasvata: 28° Kali-yuga

terza parte

 

Seconda parte del 1500 e inizio 1600

Il Movimento Gaudiya

Nel sedicesimo secolo molte erano state le deviazioni e le contaminazioni

religiose e filosofiche. In mezzo a tanta confusioni era stata la luna dorata

di Caitanya Mahaprabhu a riportare in vita la pura devozione per Radha-Krishna.

I sei Gosvami (insieme ad altri grandi bhakta) avevano codificato la filosofia

Gaudiya Vaishnava, scrivendo numerosi libri e dandole dignità scientifica. Con

la scomparsa dei grandi Acarya contemporanei del Mahaprabhu il movimento

Gaudiya non si è affatto dissolto, ma ha continuato grazie alle generazioni

successive. Vi daremo ora qualche informazione sulle vite e sulle attività

sulla seconda generazione di Gaudiya Vaishnava. Particolarmente importanti

furono Srinivasa Acarya, Narottama Dasa Thakura e Syamananda Pandita, che

ebbero un’importanza fondamentale nella storia Gaudiya: infatti furono in prima

persona responsabili della sua diffusione in tutta l’India (400) . I testi che

ci parlano di loro sono il Bhakti-ratnakara (scritto alla fine del 700 da

Narahari Cakravarti, discepolo di Vishvanatha Cakravarti), il Narottam Vilas

(anche questo scritto da Narahari Cakravarti), il Prema-vilas (di Nityananda

Dasa, discepolo di Jahnavadevi), il Karnananda (di Yadunandana Thakura,

discepolo di Hemalata Thakurani), l’Anuraga-balli (scritto verso il 1697 da

Manohara Dasa, discepolo di Ramsharana Chattaraja, a sua volta alunno di

Srinivasa stesso), lo Syamananda Prakasa, (di Krishna Caran Dasa, del quale non

si hanno notizie precise se non che fosse discepolo di Radha-Mohana Dasa e

confratello di Baladeva Vidyabhushana).

Srinivasa Acarya

Fu discepolo di Gopala Bhatta e di Jiva Gosvami. Fu lui a guidare il primo

gruppo di distributori di libri, convertì il re Birhambir e partecipò al primo

festival del Gaura-Purnima che si tenne a Kheturi, che fu organizzato da

Narottama Dasa Thakura.

 

Il padre Gangadhara e la moglie Lakshmipriya vivevano nel piccolo villaggio di

Chakhandi (sulla riva occidentale del Gange). La loro non era una vita felice,

volevano dei figli che non riuscivano ad avere. Nel 1510 Gangadhara andò a

trovare Sri Caitanya nel giorno in cui stava prendendo sannyasa. A Katwa (che

si trova a circa sette miglia da Chakhandi) vide il Signore mentre Madhu Sheel

(il barbiere) gli stava tagliando i capelli. Lì vide anche i compagni più

stretti di Sri Caitanya, Nityananda, Candrasekhara, Mukunda e altri. Gangadhara

cadde in estasi e cominciò a ripetere “Krishna Caitanya! Caitanya! Caitanya!”

Quando tornò al villaggio, i suoi amici gli diedero il soprannome di Caitanya

Dasa per la frequenza con cui ripeteva il santo nome.

 

In seguito questi, accompagnato dalla moglie, andò a trovare il Signore a Puri,

il quale predisse loro la nascita di un figlio e chiese che lo chiamassero

Srinivasa. La data più probabile della nascita del grande predicatore è il 1517

(401).

 

Durante la sua infanzia, Srinivasa fu un grande erudito. Conobbe Narahari

Sarakara, un intimo associato di Caitanya, che viveva nella vicina Srikhanda e

che Srinivasa accettò come siksa guru. In quei giorni Caitanya Dasa morì.

 

Narahari Sarakara consigliò a Srinivasa di prendersi cura della madre, che nel

frattempo era andata ad abitare nella casa paterna di Jajigram. Ma allo stesso

tempo insisteva che andasse in visita a Puri per incontrare Sri Caitanya. Un

giorno decise di partire e fu durante il viaggio che venne a sapere della

scomparsa di Sri Caitanya da questo mondo. Era il 1534. Resistendo alla

tentazione di suicidarsi, continuò il viaggio e giunse a Puri, con l’intenzione

di prendere rifugio in Gadadhara Pandita. Questi, che era stato amico

d’infanzia del Mahaprabhu, lo informò che Sri Caitanya gli aveva predetto

dell’arrivo di Srinivasa e che il suo compito (di Gadadhara) era di insegnargli

il Bhagavatam. Ma la copia del libro che Sri Caitanya aveva dato a Gadadhara

Pandita in custodia si era rovinato ed era illeggibile, per cui Srinivasa fu

mandato in Bengala a procurare un’altra copia. Quando arrivò in Bengala da

Narahari Sarakara, venne a sapere che anche Gadadhara Pandita era dipartito.

 

Non si sa molto di cosa fece Srinivasa in quel doloroso periodo. Quando Jahnava

Devi andò a Vrindavana, Rupa Gosvami le chiese che al suo ritorno in Bengala

mandasse Srinivasa a Vrindavana perché approfondisse gli studi. Il giovane

Srinivasa accettò l’istruzione e partì. Durante il viaggio si fermò a visitare

i luoghi dei passatempi del Signore a Navadvipa. Incontrò grandi devoti, e

anche Jahnava Devi stessa e Virabhadra. Quel viaggio fu più lungo del previsto.

Quando giunse a Vrindavana (402) , Sri Rupa aveva da poco abbandonato questo

mondo.

 

Srinivasa accettò l’iniziazione formale da Gopala Bhatta Gosvami e, su

consiglio di quest’ultimo, andò a studiare sotto la guida di Jiva Gosvami. Con

Srinivasa c’erano anche Narottama (che viveva già a Vrindavana da almeno un

anno) e Duhkhi Krishnadas (meglio conosciuto come Syamananda). Raghava Pandit

insegnò loro la geografia di Vrindavana.

 

Un giorno, dal Bengala, Jahnava Devi fece chiedere a Sri Jiva di far loro

pervenire i libri dei Gosvami, cosicché potessero essere copiati e resi

pubblici per il beneficio di tutti. Così Jiva scelse i suoi studenti migliori

per svolgere quel compito delicatissimo. Dopo mesi di viaggio, i tre giunsero

in Bengala, in un piccolo villaggio chiamato Gopalpur, al confine col regno

Malla di Vana Vishnupur. Qui i preziosi libri furono rubati dal re Birhambir

(403), il quale aveva saputo da un astrologo che i Vaishnava pellegrini

possedevano un tesoro dal valore inestimabile. Srinivasa riuscì a recuperare i

libri e anzi a convertire il raja al Vaishnavismo Gaudiya. L’Acarya avrebbe

passato molti anni a predicare in quella regione, con l’appoggio di Birhambir.

 

Tra i tanti discepoli di Srinivasa (il Prema-vilasa ne nomina solo

diciassette), il più importante fu probabilmente Ramacandra. Storicamente

rilevante fu anche sua figlia (avuta dalla prima moglie, Isvari) e discepola,

di nome Hemalata Thakurani. Uno dei testi più autorevoli sulla vita di

Srinivasa è stato scritto da Yadunandan, discepolo di Hemalata Thakurani. In

seguito Srinivasa, accompagnato da Ramacandra, sarebbe tornato a Vrindavana per

riprendere gli studi.

 

Narottama Dasa Thakura (nascita 1534 circa)

La sua nascita era stata predetta da Sri Caitanya, il quale disse che

Nityananda Prabhu avrebbe condotto al Padma un devoto di nome Narottama e che,

quando questi fosse entrato nel fiume, avrebbe ricevuto l’amore divino.

 

Narottama Dasa nacque probabilmente nello stesso anno della scomparsa del

Mahaprabhu. Il luogo della nascita fu Kheturi, nel Bangla Desh. Suo padre era

il re Krishnananda Datta e sua madre si chiamava Narayani Devi. Fin dai primi

anni della sua vita mostrò sintomi di grande attrazione per la bhakti. Dopo

aver sognato Nityananda Prabhu, un giorno Narottama Dasa andò al fiume Padma e

lì, come era stato predetto, fu pervaso da straripanti emozioni di amore

spirituale. Da quel giorno il giovane cambiò: era sempre immerso in estasi e

nulla di mondano sembrò più interessarlo. Quando manifestò l’intenzione di

andar via di casa, i preoccupati genitori glielo impedirono. Un giorno riuscì a

eludere la sorveglianza delle guardie e a fuggire in direzione di Vrindavana.

Lì, nel luogo sacro delle attività di Sri Krishna, Narottama Dasa prese

iniziazione da Lokanatha Gosvami, il quale lo mandò da Sri Jiva per uno studio

approfondito delle scritture. In quel periodo divenne amico intimo di Srinivasa

e di Syamananda.

 

Quando le scritture dei Gosvami furono rubate dal re Birambir, Srinivasa chiese

ai due amici di andare a Kheturi, dove Narottama Dasa decise di rimanere per

predicare, mentre Syamananda scelse l’Orissa come campo di diffusione della

coscienza di Krishna. Il Prema Vilas ci dà una lista di 123 nomi dei suoi

discepoli, ma è certo che ne ebbe molti di più. Dopo essere tornato da un lungo

pellegrinaggio a Navadvipa, Lokanath Gosvami apparve in sogno al discepolo e

gli disse di iniziare l’adorazione delle divinità. Narottama Dasa, come giorno

per l’installazione delle Divinità, scelse il quello della ricorrenza

dell’apparizione di Sri Caitanya in questo mondo; da allora, il giorno santo

conosciuto come Gaura-Purnima viene onorato da tutti i Gaudiya Vaishnava. Al

primo Gaura-Purnima parteciparono tutti i più grandi devoti dell’epoca,

compreso quelli che avevano partecipato personalmente alle attività di Sri

Caitanya.

 

Narottama Dasa scrisse molto, specialmente canti e poesie. La raccolta più

famosa è il Prarthana, ancora oggi onorata da tutti i Vaishnava.

 

Per quanto riguarda la data della sua scomparsa, si sa che sopravvisse a Jiva

Gosvami, il quale lasciò il mondo a cavallo della fine del 500 e l’inizio del

600.

 

Syamananda Pandita (1535 circa)

Krishna Mandal e sua moglie Durika Dasi soffrirono la perdita dei loro figli,

che morivano uno dopo l’altro subito dopo la nascita. Quando finalmente uno di

loro sopravvisse, fu chiamato Dukhi, colui che è nato nella sofferenza.

 

Questi mostrò subito una vivace intelligenza e una spiccata tendenza alla

religione e alla filosofia. Scelse personalmente il suo guru, nella persona di

Hridaya Caitanya, un discepolo di Gauridas Pandita e associato intimo di Sri

Caitanya. Da lui imparò le basi del Vaishnavismo. Dopo qualche tempo chiese al

maestro il permesso di partire per un viaggio, e fu al suo ritorno che Hridaya

Caitanya disse al discepolo di recarsi a Vrindavana per un corso di studio più

approfondito tenuto dal celebre sapiente Jiva Gosvami.

 

La prima cosa che fece al suo arrivo fu di andare a trovare Raghunath Dasa e

Krishnadasa Kaviraja, che al tempo vivevano al Radhakunda, che lo accolsero con

calore fraterno. Poi si pose sotto la guida dell’Acarya (Sri Jiva) e incrementò

la sua già considerevole erudizione. La storia di come il suo nome fu cambiato

da Duhkhi Krishnadasa a Syamananda è una storia a parte (404).

 

In Orissa, Syamananda divenne un grande e importante predicatore e maestro

spirituale. Lo sbandamento che segue la scomparsa di una figura di riferimento

come era stato Sri Caitanya aveva fatto sì che lo standard spirituale dei

Vaishnava in Orissa fosse diretto al decadimento, anche perché molti devoti

avevano ritenuto che il progetto di Vrindavana fosse più importante di

qualsiasi altro e vi si erano trasferiti. In Orissa erano comunque rimasti

devoti di una certa importanza, come Gopal Guru Gosvami, Dhyanacandra e altri,

e anche nel vicino Bengala vivevano e operavano grandi predicatori e personaggi

realizzati come Srimati Jahnava e Viracandra. Ma è tuttavia vero che Syamananda

ricoprì un ruolo determinante nella storia del Vaishnavismo Gaudiya in Orissa.

 

Non si deve neanche trascurare l’azione del Raj Man Singh, uno dei generali di

Akbar e discepolo di Rupa Gosvami (405) , in particolar modo nella difesa del

Tempio di Jagannatha dal fanatismo musulmano. Man Singh liberò l’Orissa

dall’oppressione dei Pathan, i figli di Kutlu Khan (406) . Fu in quel periodo,

poco dopo il 1590, che Syamananda giunse a Puri.

 

In uno dei suoi viaggi di visita a Vrindavana stabilì un tempio conosciuto come

Syamasundar-kunja, che in seguito sarebbe stato guidato dal famoso Baladeva

Vidyabhushana. Delle attività di predica di Syamananda si raccontano cose

straordinarie. Il suo discepolo più importante fu Rasikananda (407) .

 

Tra le sue opere si ricordano il Govinda-Mangal, l’Advaita-Tattva, il

Vrindavana Parikrama, l’Upasana Sara, e l’Aprakasita Padaratnavali. Il

discepolo Rasikananda scrisse lo Syamananda Shatakam, un poema che narra le

gesta del maestro. Morì verso la metà del 1600.

 

Rasikananda stabilì i dodici festival Vaishnava più importanti, giorni che

ancora oggi vengono regolarmente onorati (408).

 

1658-1707

Aurangzeb

Abbiamo appena visto come Aurangzeb (1658-1707) abbia conquistato il trono

imperiale. Questi era un rigido maomettano, così bigotto e privo di scrupoli

che dissacrò e distrusse tutti i templi hindu che incontrò, fra cui il Tempio

di Madana Mohana a Vrindavana, costruito da Sanatana Gosvami, il più antico fra

tutti. Sappiamo anche che devastò il tempio di Bindu Madhava a Varanasi, al

posto del quale costruì una grande moschea. Fra i luoghi di culto importanti

profanati da Aurangzeb, figura anche il tempio di Kesavaji. Srila Prabhupada

ebbe modo di dire che, secondo il suo parere, questi non odiava gli hindu: era

solo un fanatico maomettano che non sopportava idee religiose diverse dalla

sua. Questa tesi del Maestro è suffragata dal fatto che, in certi momenti della

sua reggenza, fece sontuosi regali e dette contribuzioni ai templi di

Vrindavana. Inoltre aveva come ministri alcuni hindu, come Maharaja Jayasingha.

Certamente non si può dire che fosse favorevole al pluralismo religioso. Per

indurre il popolo a diventare musulmano, inaugurò una tassa (jizya) che

dovevano pagare solo gli hindu, per cui molti fra i più poveri furono costretti

a convertirsi. In questo modo la popolazione che professava l’Islam incrementò.

Ma questa politica fu la sua rovina (409) : poco a poco i vecchi alleati di suo

padre e di suo nonno, infastiditi da tanta crudeltà, finirono per abbandonarlo

e anzi per tramare contro di lui. In modo particolare i nobili Rajputi,

profondamente indignati dalla sua tirannia.

 

I Sikh

A Ramdas, terzo nella discendenza di maestri sikh successivi a Guru Nanak

(quest’ultimo morto nel 1538), Akbar aveva donato un terreno ad Amritsar,

dotato di un grande lago, dove in futuro sarebbe sorto il celebre “Tempio

d’Oro”. Il quinto Guru, Arjan Mal (1581-1606) compose il libro sacro dei Sikh,

l’Adi-Grantha, composto da insegnamenti dei suoi predecessori e di poemi

scritti da vari santi hindu e musulmani. In quell’epoca i Sikh guadagnarono

grande influenza e ricchezza. Vedendolo come un potenziale nemico politico,

l’imperatore moghul Jahangir lo condannò a morte. Fu un errore di vasta

portata, in quanto l’intera comunità Sikh giurò vendetta ai Moghul. Quando il

figlio di Arjan Mal fu liberato dalla prigionia, cominciò a organizzare i

propri seguaci su basi militari e iniziarono un’opera di terrorismo.

Generazione dopo generazioni, i Sikh combatterono i Moghul fino alla

dissoluzione dell’impero.

 

In quel periodo tra le due etnie religiose, hindu e musulmani, serpeggiava una

certa rivalità. Di certo la religione era solo un pretesto e fu

strumentalizzata per questioni politiche. Di questo seme di discordia ne

avrebbero approfittato gli inglesi.

 

dal 1500

Gli Europei In India: I Portoghesi

La via del mare era sempre stata una delle strade più sicure per giungere a

destinazione, specialmente in posti come l’India, nei periodi in cui l’impero

turco esercitava un’influenza sempre maggiore. Nel 1498 Vasco de Gama scoprì la

nuova strada, quella che costeggia l’Africa, per giungere nella nazioni di cui

si raccontavano cose favolose. Fra gli europei, i Portoghesi furono i primi ad

arrivare in India. A Calicut, in Kerala, Vasco de Gama fu ricevuto senza

inimicizia (410). Col tempo, però, invece di limitarsi ad arricchirsi con il

commercio, il governo portoghese cercò di stabilire colonie e nel 1500, forte

di una grande flotta, cercò di controllare il traffico marittimo lungo tutta la

costa occidentale. Nel 1503 Alfonso de Albuquerque, che il re del Portogallo

aveva nominato governatore, arrivò in India a capo di un piccolo esercito di

soldati e nel 1510 si impadronì di Goa. Fanatico cristiano, si affrettò a

imporre con la forza la sua religione ai locali, mettendo a morte chiunque

rifiutasse di convertirsi. Nel 1515 Alfonso de Albuquerque morì, ma era

riuscito ad assicurare il controllo portoghese sui mari della costa

occidentale.

 

I suoi successori tentarono di espandere i territori portoghese ma si

scontrarono con forti resistenze locali. Alla fine dovettero accontentarsi di

Goa e di qualche altro piccolo territorio.

 

1600 - 1759

Gli olandesi

Arrivati in India dopo il 1600, anche gli olandesi inizialmente sembravano

interessati solo al commercio. Modificando col tempo i loro progetti,

riuscirono a strappare ai portoghesi molte città, ma la presenza olandese in

India non divenne mai significativa. Dal 1759 in poi, il governo olandese

abbandonò ogni mira espansionistica in India in favore dei britannici.

 

Seconda parte del 1600 - il 1700

I Gaudiya Vaishnava

La terza generazione di Vaishnava dell’epoca Gaudiya vede grandi e importanti

personaggi, come Vishvanatha Cakravarti e Baladeva Vidyabhushana. Per

riassumere, la Gaudiya Parampara può essere letta come segue:

 

Sri Caitanya iniziò Rupa, il quale fu il guru di Jiva Gosvami, vissuto fino

agli inizi del 600. L’Acarya successivo è considerato Krishnadasa Kaviraja, il

quale fu seguito da Raghunatha Dasa Gosvami. L’Acarya successivo potrebbe

essere considerato Narottama Dasa Thakura (seconda parte del 500 inizio 600),

il quale accetta l’iniziazione formale da Lokanatha Gosvami e siksha (411) da

Jiva Gosvami. Narottama Dasa inizia Sri Yuta Krishna Carana Cakravarti, il

quale è il guru di Radha Ramana Cakravarti, il quale a sua volta connette

Vishvanatha Cakravarti alla Gaudiya Sampradaya.

 

Vishvanatha Cakravarti Thakura

La data più accreditata della sua nascita è il 1638. Divenuto indifferente alle

cose del mondo, Sri Vishvanatha andò a vivere al Radha-kunda. Profondamente

stimato da tutta la comunità Vaishnava, venne considerato un’incarnazione di

Rupa Gosvami. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati disse che “Vishvanatha Cakravarti

Thakura fu il protettore, guardiano e Acarya durante il periodo medio

(1600-1700) dello sviluppo storico del Vaishnavismo Gaudiya (412) ”. Tra i suoi

numerosi lavori (si dice che scrisse almeno 40 libri in lingua sanscrita)

ricordiamo lo Sri Krishna Bhavanamrita e il Madhurya Kadambini.

 

Non è un caso che Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati abbia chiamato Vishvanatha

Cakravarti “protettore e guardiano” del Vaishnavismo Gaudiya. Verso la fine del

600 sorse un problema che poteva danneggiare gravemente l’intera comunità

Gaudiya. I Tattvavadi (discendenti di Madhva) e i Ramanandi (discendenti di

Ramanuja da qualcuno considerati eretici) cercarono di delegittimare i Gaudiya,

i primi affermando che in realtà i Gaudiya non appartenevano affatto alla

Madhva Sampradaya (413) , i secondi che la loro non era una scuola seria ed

accettabile perché non vantavano un commento al Vedanta-sutra. Sulla prima

accusa i Gaudiya si divisero nella strategia della risposta: alcuni dissero che

Sri Caitanya, essendo un avatara di Krishna, poteva iniziare una nuova

sampradaya in qualsiasi momento volesse ed era proprio quello che intendeva

fare, mentre altri sostenevano che il Mahaprabhu aveva desiderato far parte

della Madhva-sampradaya. A difesa della seconda tesi si ersero

 

Vishvanath Cakravarti e Baladeva Vidyabhushana. Per quanto riguarda invece il

problema del Vedanta-sutra, - come vedremo nel paragrafo successivo - questo fu

risolto dal Vidyabhushana.

 

Baladeva Vidyabhushana

Questi nacque nella seconda metà del 600 vicino Remuna, in Orissa. Ricco di una

forte tendenza alla filosofia evidente fin dai primi giorni di vita, dopo un

attento studio prese iniziazione nella Tattvavada-sampradaya. Divenne uno dei

più celebri filosofi dell’India. A Jagannath Puri fu convertito al Vaishnavismo

Gaudiya da Radha Ramana Cakravarti, da cui fu reiniziato. A Vrindavana studiò

lo Srimad-Bhagavatam sotto la guida di Vishvanatha Cakravarti, dal quale nel

1706 fu mandato a Galta (vicino Jaipur, nel Rajasthan) per difendere la

credibilità Gaudiya dai velenosi e ingiustificati attacchi dei Ramanandi e dei

Tattvavadi. In quei giorni Baladeva scrisse il Govinda-bhashya, l’unico

commento Gaudiya sul Vedanta-sutra. In tutto scrisse almeno ventiquattro libri.

 

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